USO DI SOSTANZE E DISTURBI DA DIPENDENZA

Le dipendenze si caratterizzano come un bisogno psicologico e/o fisiologico totale, irrefrenabile e incontrollabile nei confronti di una sostanza, di un oggetto, di una situazione particolare. I segnali tipici di uno stato di dipendenza hanno spesso caratteristiche sia psicologiche, sia fisiche che comportamentali. Chi sviluppa una problematica legata alle dipendenze sviluppa in modo graduale e dannoso un utilizzo eccessivo di alcol, eroina, cocaina, nicotina, ma anche di internet, di gioco, di sesso, lavoro, attività sportive, etc.

Come faccio ad individuare il comportamento dipendente?

Il fenomeno della dipendenza, a livello comportamentale, presenta spesso le seguenti caratteristiche:

– ricerca continua e spasmodica della sostanza o della situazione o dell’oggetto e relativa perdita di gestione del pensiero e del comportamento;
– graduale e progressiva perdita del controllo sull’utilizzo di ciò che provoca dipendenza;
– tendenza ad aumentare progressivamente la quantità della dose e a ridurre via via i tempi di latenza tra una dose e l’altra al fine di ottenere il medesimo effetto ricevuto con l’utilizzo precedente , con conseguenze attivazione di fenomeni di tolleranza o assuefazione;
– astinenza più o meno intensa qualora si sospenda l’utilizzo della sostanza/oggetto/situazione di dipendenza;
– compromissione progressiva dei contesti di vita sociale, lavorativa, familiare, affettiva, etc.


è oggi definitivamente assodato da numerose ricerche che nelle società occidentali il 90% della popolazione consuma alcol e almeno il 30% dei bevitori sviluppa temporaneamente problemi connessi al bere. Secondo le attuali statistiche circa il 32% della popolazione tra i 15 ed i 64 anni ha fatto uso di cannabis almeno una volta nella vita. Per quanto riguarda l’uso di cocaina, l’Italia occupa il terzo posto con il 7% di individui adulti (15-64 anni) che almeno una volta hanno fatto uso di cocaina. Le restanti forme di dipendenze come quelle legate al web e al gioco d’azzardo sono in continuo aumento nella popolazione, con un’incidenza sempre maggiore tanto nei giovanissimi quanto nei più maturi.

Quando occorre rivolgersi ad un professionista?
– quando si sperimenta un discontrollo tanto sui pensieri quanto sui comportamenti;
– quando si sperimentano pensieri ricorrenti, ossessioni e compulsioni, legati alle modalità con le quali procurare l’oggetto della dipendenza;
– quando si prova ansia, depressione, nervosismo, impulsività, aggressività, senso di colpa, vergogna, bassa autostima;
– quando si manifestano problemi del sonno, di memoria e di attenzione;
– quando si vive una condizione di isolamento sociale e compromissione della sfera lavorativa ed interpersonale;
– quando compaiono disagi economici legati alla dipendenza.


DIPENDENZA AFFETTIVA

L’amore per sé stessi è la condizione necessaria per poter amare l’altro. Quando manca questo presupposto può diventare difficile costruire relazioni fondate sulla reciprocità. E anzi la relazione con l’altro rischia di diventare il mezzo per rassicurarsi rispetto alla propria amabilità. Può allora essere estremamente faticoso interrompere un legame anche quando è fonte di intensa sofferenza e insoddisfazione. Può succedere, cioè, di dire a se stessi “voglio lasciarlo ma non riesco”.
Si pensa magicamente che basti “sopportare un po’ di più” perché le cose migliorino, essere più pazienti, amare e accontentare ancora di più l’altro nei suoi bisogni e desideri…fino a perdere di vista se stessi. La paura dell’abbandono, l’idea di non potercela fare da soli, il senso di colpa, il timore di perdere l’amore alimentano una forma di dipendenza affettiva, una “ossessione d’amore” che paralizza nelle azioni e impedisce qualunque presa di decisioni, aumentando inevitabilmente il livello di sofferenza individuale. A ciò si aggiunge la capacità dell’altro di portare nella relazione anche aspetti cui è doloroso rinunciare. Tante volte accade che una persona possa dare la sensazione di essere tanto affettuosa quanto distruttiva e minacciosa. Ciò determina una confusione emotiva in cui la capacità di valutazione dei rischi è inquinata dalla speranza motivata dai bei ricordi. Ci si può ritrovare quindi in situazioni paradossali in cui si vorrebbe agire ma non si riesce. A lungo andare, questo fenomeno di dipendenza affettiva, può determinare anche difficoltà di relazione con altre persone che non si ritiene possano comprendere e di cui si teme il giudizio.
Uno psicologo psicoterapeuta può sostenere nella comprensione delle emozioni che queste situazioni determinano e nella ricerca delle risorse personali dei bisogni soggettivi profondi grazie a cui rilanciare la scoperta di modalità alternative di stare nei legami.


LUDOPATIA

Quando il gioco d’azzardo, dal superenalotto al videopoker, da semplice divertimento occasionale diventa un’abitudine e poi una dipendenza, con conseguenze negative sulla salute e sull’economia personale e familiare si entra in un ambito patologico di pertinenza della medicina psichiatrica.
Il gioco d’azzardo patologico o gambling, è un disturbo mentale incluso nel manuale diagnostico e statistico di disturbi mentali, il Dsm-IV, nell’ambito del capitolo dei Disturbi del controllo degli impulsi in cui sono inseriti i quadri clinici caratterizzati dalla incapacità a resistere a un impulso, a un desiderio impellente o alla tentazione di compiere un’azione pericolosa per sé e per gli altri. Il quadro clinico tipico è caratterizzato dall’irresistibile impulso a giocare, senza alcun controllo. Spesso coesistono altri sintomi come iperalimentazione, depressione, abuso di alcolici, irritabilità, difficoltà alla concentrazione. Il comportamento del gioco per essere patologico deve essere persistente, ricorrente e maladattivo, nel senso che arriva a compromettere le attività personali, familiari e lavorative. Tuttavia il soggetto tende a nascondere tali sintomi, sperando di essere in grado di poter risolvere tutto da solo.
Dal punto di vista psicologico il soggetto prova una sensazione crescente di tensione, di eccitazione prima di compiere l’azione del giocare e dopo aver compiuto l’azione prova piacere, gratificazione. E nonostante in molti soggetti subentri il rimorso o il senso di colpa, ciò non appare sufficiente a far cambiare comportamento. In altri termini sembrerebbe che il soggetto sia incapace di avere il controllo della situazione, può arrivare a chiedere prestiti, a rubare, a commettere frodi pur di arrivare al livello di eccitazione desiderato. Sul piano personale le conseguenze possono essere fisiche legate allo stress, come ipertensione e ulcera, o psichiche, con irritabilità in famiglia e bassa performance lavorativa, fino ad arrivare al tentato suicidio. In molti casi vi sono associate altre patologie, per esempio, depressione, attacchi di panico, e in ogni caso i soggetti possono avere la tendenza a sviluppare altre dipendenze da alcol, da droghe o da farmaci.

Naturalmente la storia del soggetto è importante; alcuni parametri (pregresso abuso di alcol, uso di droghe), fanno sì che il soggetto sia a rischio. Ma anche una depressione non trattata, una difficoltà non superata, un’ansia non ben gestita, possono indurre il soggetto ad avere uno stile di vita disfunzionale e quindi un comportamento a rischio. I minori sono più a rischio perché più predisposti ad assumere comportamenti disfunzionali. Naturalmente non è una predisposizione specifica per il gioco d’azzardo, ma una predisposizione generica ad assumere stili di vita-comportamenti non funzionali, come l’uso di droghe, per esempio. Essendo un disturbo multifattoriale il trattamento può e deve essere operato su più fronti, dalla terapia psicologica individuale, a quella di coppia, a gruppi di mutuo auto-aiuto. Se necessario si interviene anche farmacologicamente. Dal punto di vista clinico occorre, innanzitutto formulare una diagnosi corretta, valutare la presenza di altre patologie, come la depressione, che vanno trattate, studiare la personalità del soggetto e mirare a sviluppare un programma individuale di intervento, centrato sul soggetto. Ciò può essere fatto solo in ambito specialistico.


DIPENDENZA DA INTERNET

Nel 1995, lo psichiatra americano Ivan Goldberg ha coniato l’espressione “Internet Addiction Disorder” (I.A.D.), prendendo come modello di riferimento il gioco d’azzardo patologico. La dipendenza da Internet viene descritta come “un abuso di questa tecnologia”, con delle conseguenze negative importanti sulla propria vita. Il disturbo va inquadrato nell’ambito più generale delle dipendenze, ma solo quando genera compromissione della funzionalità globale del soggetto, che diventa proprio dipendente dall’abitudine di frequentare internet. Vi deve essere, cioè, una modificazione dello stile di vita tale da avere un impatto notevole sulla qualità della vita. Tra i segnali specifici, il cambiamento di abitudini e un certo disagio, non altrimenti giustificato. In alcuni casi si manifestano anche sintomi organici.

I sintomi della dipendenza da Internet
Goldberg ha descritto i sintomi caratteristici dell’Internet Addiction Disorder:
– il bisogno di trascorrere in rete un tempo sempre maggiore e di connettersi sempre più spesso, per ottenere soddisfazione
– la marcata riduzione dell’interesse per ogni altra attività che non riguardi l’uso di Internet
– se l’abuso viene ridotto o interrotto, la persona sviluppa agitazione, sintomi depressivi e ansiosi, pensieri ossessivi o sogni su quello che sta accadendo in rete
– l’incapacità di interrompere o tenere sotto controllo l’utilizzo di Internet
– continuare ad usare il web nonostante la consapevolezza di aver sviluppato dei problemi di ordine sociale, psicologico e fisico (difficoltà del sonno, problemi familiari e coniugali, problemi lavorativi)

Le modificazioni psicologiche e fisiche prodotte nell’individuo che diviene dipendente dalla rete sono:
– perdita o impoverimento delle relazioni interpersonali
– modificazioni a carico dell’umore
– alterazione della percezione del tempo
– tendenza a sostituire il mondo reale con un luogo virtuale, nel quale si cerca di costruire un proprio mondo personale
– veri e propri sintomi fisici come tunnel carpale, dolori diffusi al collo e alla schiena, problemi alla vista: essi sono la conseguenza del protrarsi di lunghi periodi di attività in rete in posizioni poco salutari e , di conseguenza, di lunghi periodi di inattività fisica

Da un punto di vista cognitivo – comportamentale, nelle persone che sviluppano una dipendenza da Internet, sono osservabili i seguenti aspetti:
– pensieri disfunzionali su se stessi e sugli altri
– sentimenti soggettivi di inadeguatezza, insicurezza, bassa autostima e problemi relazionali
– disturbi dell’umore, d’ansia e del controllo degli impulsi.

Le tipologie di dipendenza da Internet
Alcune persone sono più vulnerabili e quindi più esposte al rischio e sono soggetti con peculiari caratteristiche di personalità. Per esempio sono individui con dipendenze affettive che hanno un bisogno nevrotico degli altri e di conferme dagli altri. Tecnicamente: persone che hanno il controllo della personalità esterno. Oppure, sono persone con alexitimia, cioè incapaci di comprendere le proprie emozioni, in genere soggetti adulti che hanno sintomi depressivi non riconosciuti. Spesso vi sono soggetti con fobia sociale, ossessivi o semplicemente persone che non hanno la capacità di instaurare relazioni sane nella vita reale. Per loro l’interazione con internet sostituisce la vita reale, e questo è motivo di profonda sofferenza. In generale, esiste un problema di dipendenza quando il comportamento della persona influenza la propria salute fisica e mentale, danneggia le relazioni interpersonali, interferisce con il lavoro e causa instabilità economica.

L’intervento non è semplice se ci si trova di fronte a soggetti con gravi disturbi di personalità. Inoltre, molto spesso non vi è consapevolezza della dipendenza o del danno da internet. L’intervento è possibile solo se il soggetto chiede aiuto.

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Le informazioni contenute in questo sito non vanno utilizzate come strumento di autodiagnosi. I consigli forniti via web o email vanno intesi come meri suggerimenti di comportamento. La visita psicologica tradizionale rappresenta il solo strumento diagnostico per un efficace trattamento terapeutico.